L’autunno è in grado di regalarci una montagna silenziosa e quasi immobile, nel limbo tra due stagioni. C’è qualcosa nell’atmosfera che la circonda e che restituisce una sensazione di pausa e rilassamento: il respiro profondo prima dell’inverno. Torniamo così in uno dei gruppi dolomitici che più frequentiamo, per ammirare la nuova prospettiva che questa stagione sa regalare.
Il Catinaccio, Rosengarten in tedesco, si trova a cavallo tra la Val d’Ega in Alto Adige e la Val di Fassa in Trentino ed il suo nome deriva dalla parola ladina “ciadinàc”, che sta ad indicare una conca di montagna. Partiamo a camminare dal parcheggio presso la località di Muncion, una piccola frazione situata sopra a Pera di Fassa, in Val di Fassa.
In questo periodo il bosco è puntellato da chiome arancioni, sovrastate dalla chiara roccia dolomitica ed una pallida tonalità di azzurro che tinge il cielo. Il sole autunnale, in queste prime settimane di novembre, riesce ancora a mantenere le temperature abbondantemente sopra lo zero termico.
Il sentiero si lascia percorrere velocemente, così al tempo stesso il corpo si scalda e diventa necessario rimuovere i primi strati più pesanti dell’abbigliamento tecnico. Una strada forestale asfaltata conduce fino al rifugio Gardeccia e la vista si perde tra i dirupi del Larsec, un gruppo di torrette frastagliate che si staglia al limitare orientale del Catinaccio.
Ci troviamo nel cuore dell’omonima conca di Gardeccia, situata a 1.948 metri: la porta d’accesso verso la roccia dolomitica del Catinaccio. Il silenzio ci circonda in questo scorcio di stagione autunnale in cui i due rifugi presenti nella conca sono chiusi. Il sentiero prosegue in salita attraversando gli ultimi tratti del bosco, che lasciano ora spazio ad una serie di tornanti su un percorso roccioso. Siamo alla base delle pareti della Cima Catinaccio, che dà il nome al gruppo, con uno scorcio sopra di noi verso le vicine Torri del Vajolet, separate dalla cima tramite la stretta gola rocciosa che dopo attraverseremo.
L’inizio del regno di roccia della conca del Catinaccio è segnato dalla vista del rifugio Preuss che svetta in posizione scenografica al di sopra di un blocco roccioso, ai piedi della cima Scalieret. Anche qui il rifugio Preuss e il rifugio Vajolet, chiusi in questo periodo, fanno da guardia silenziosa al nostro passaggio, segnalandoci la partenza dell’ultimo tratto di sentiero che conduce nel cuore più alto del Catinaccio.
Comincia ora un tratto di salita rocciosa, classificato per escursionisti esperti, dove è necessario muoversi con la dovuta attenzione ed esperienza. In alcuni tratti leggermente più esposti, è presente un cordino metallico che agevola la salita in vari punti. È questo forse uno dei tratti più iconici di questo gruppo dolomitico, che lascia con il fiato sospeso ogni volta che lo si attraversa. Ci troviamo stretti tra le pareti inferiori della base delle Torri del Vajolet e della Cima Catinaccio.
In questi punti proseguiamo con il supporto dei bastoncini da trekking Tamus, che ci forniscono lo slancio aggiuntivo per spingerci in alto sui gradoni rocciosi, essendo il modello ideale per accompagnarci sui sentieri più impervi. L’appoggio dei bastoncini fornisce maggiore stabilità in questa salita, così come nella successiva discesa sullo stesso tratto. Inoltre, il modello Tamus è facilmente richiudibile ed ultraleggero, molto adatto a situazioni come questa dove in alcuni punti è necessario procedere sul percorso roccioso con le mani libere.
Al termine della salita sbuca il tetto del rifugio Re Alberto I, che veglia all’inizio della conca rocciosa del Gartl, proprio al cospetto delle Torri del Vajolet che ora si mostrano completamente di fronte a noi. Una brezza pungente soffia ora a quest’altitudine, tra i 2.600 e 2.700 metri, con la prima vera punta di freddo autunnale che raggiunge la roccia ed i ghiaioni della conca. Ogni volta che si ritorna, è sorprendente ammirare lo scenario del Gartl, con le cime delle torri, della Croda di Re Laurino e della Cima Catinaccio che nascondo questa conca tra le loro rocce. Il sentiero poi permette di tagliare un ghiaione in salita fino a raggiungere il passo Santner a 2.734 m. L’omonimo rifugio Passo Santner, caratterizzato dalla sua moderna struttura, si trova così in cima alla conca, dominante sulla Val d’Ega e che si spinge con la vista fino a Bolzano.
Ci troviamo alla fine in contemplazione nel punto più alto del nostro percorso, assaporando la solitudine in silenzio con la vista che si presenta di fronte a noi, piena di ricordi e di promesse future, che ci regala però ancora un attimo prezioso da vivere qui ed ora nel presente.