Qualche volta la pianificazione di un’escursione può riservare delle sorprese, facendoci scoprire itinerari di trekking nascosti, o forse semplicemente meno conosciuti. Questa volta, per continuare a sondare e scoprire nuovi angoli delle Dolomiti, avevamo voglia di riempirci gli occhi di quell’azzurro e blu intenso che caratterizzano i laghi in cui si tuffano le chiare pareti di roccia dolomitica. La nostra scelta cade sul Lago Fojedora, raggiungibile con un classico itinerario partendo dal famoso Lago di Braies. Ma è proprio qui che la carta topografica ci rivela un altro accesso tramite la cima del Piz da Peres, verso un itinerario più adrenalico e selvaggio.
Raggiungiamo così il Passo Furcia, punto di partenza di questa escursione, che si trova tra San Vigilio di Marebbe, ai margini della Val Badia, e Valdaora in Val di Pusteria, vicino alla nota destinazione sciistica di Plan de Corones. Ci troviamo al confine settentrionale delle Dolomiti in Alto Adige, in un sottogruppo montuoso poco frequentato rispetto ad altri siti dolomitici ben più famosi.
Le Dolomiti di Enneberg-Marebbe, facenti parte delle Dolomiti di Braies, sono caratterizzate da alcune cime poco appariscenti, che superano di poco i 2.500 metri, ma non per questo meno interessanti. Il sentiero parte dal Passo Furcia e sale nel silenzio in un fitto bosco, con una costante e ripida salita che ci avvicina sempre di più alle pareti dolomitiche del Piz da Peres. L’iniziale strada forestale lascia spazio ad un sentiero che percorre strette curve fino a raggiungere la quota dove gli alberi cedono il posto alla roccia.
Da qui in avanti la vista si apre notevolmente al di sopra della Val Fojedora, verso tutta l’Alta Badia, con il sentiero che si restringe notevolmente e sale ora sulla roccia, diventando in molti tratti esposto su pendii ripidi e verticali. Sicuramente è fondamentale in questi tratti l’utilizzo dei bastoncini da trekking per migliorare l’equilibrio, avendo così due punti d’appoggio aggiuntivi.
E’ questa la parte più impegnativa dell’escursione, da cui poi il sentiero stretto ed esposto lascia a sua volta il posto alla roccia. Roccia da affrontare con alcuni passaggi tecnici dove è richiesto l’utilizzo delle mani, per supportare i piedi che cercano punti di appoggio su ripide roccette, o per sfruttare l’appiglio di alcuni punti attrezzati con cavo metallico. Per questo tratto è consigliabile ripiegare i bastoncini per agganciarli allo zaino, proseguendo con le mani libere.
La soglia d’attenzione sale, il cuore accelera il suo battito e le emozioni si fondono tra suggestione, tensione e stupore per l’ambiente roccioso che ci circonda, nello spettacolo che riesce a creare la roccia dolomitica. Al termine di questo tratto che alterna passaggi esposti, attrezzati e rocciosi, ci ritroviamo con un’ultima salita su di un pendio erboso, che ci conduce alla croce di vetta del Piz da Peres, a 2.507 metri di altitudine.
Da qui il panorama a 360 gradi abbraccia numerose cime delle Dolomiti del parco naturale Fanes-Sennes-Braies, fino a raggiungere le Alpi della Zillertal al confine Austriaco. Di fronte a noi si staglia in lontananza il Lago Fojedora, obiettivo di giornata, con le Tre Cime di Lavaredo che compaiono nella stessa direzione sullo sfondo.
Da qui in avanti il sentiero per raggiungere il lago si sviluppa su un percorso in un continuo saliscendi, ancora stretto ed esposto in alcuni punti, riempiendoci di quella vista verso il lago che a mano a mano si avvicina. Ammiriamo così il Lago Fojedora percorrendo questo tratto di sentiero, per poi tuffarci in un lungo percorso di rientro, chiudendo l’anello con il sentiero che dalla forcella Lapadurscharte scende lungo il versante settentrionale del Piz da Peres.
Un sentiero solitario in cui per ore non incontriamo nessuno, in un susseguirsi di salite e discese, con attraversamenti di alcune ripide pietraie, dove la traccia del sentiero si assottiglia fino a lasciare lo spazio di passaggio ad un solo piede alla volta. La soglia d’attenzione non scende mai, con le ultime salite e con la traccia del sentiero che ogni tanto sembra scomparire nella pietraia.
Ultimi sussulti ed emozioni che ci conducono nuovamente al Passo Furcia, facendoci rimanere così nella pienezza delle emozioni vissute, con le immagini di questa giornata ancora vivide ed impresse nella mente.