In questo sorprendente romanzo d’esordio, Juhea Kim intesse una vicenda complessa e ricca di sfaccettature come l’animo umano e la vita. Una storia che ci fa comprendere il significato dell’inyeon, parola coreana che indica quel legame profondo, indissolubile e inspiegabile che lega le persone a prescindere da quello che accade loro, come una connessione invisibile governata dal fato.
La storia è ambientata in Corea in un arco temporale che va dal 1917 al 1965, in gran parte, dunque, durante l’occupazione giapponese di cui leggiamo i soprusi, caratterizzati spesso da una ferocia spietata. Cinquant’anni di storia in cui questo piccolo Paese si trova al centro delle brame di tre potenze quali USA, Cina e Russia oltre che alla mercé del Giappone. La lotta contro l’oppressione nipponica, così come gli anni devastanti della Seconda Guerra Mondiale, e quelli caotici del dopoguerra con la divisione della Corea in due parti e le purghe dei seguaci del comunismo, fanno da sfondo alle vicende dei protagonisti.
I due personaggi principali, che nel loro rapporto rappresentano lo inyeon, sono Jade Ahn, venduta da bambina ad una casa di cortigiane d’alto bordo per sfamare il resto della famiglia che non rivedrà mai più, e Nam Jung-ho, orfano che vive per strada e cerca di sopravvivere come meglio riesce. Le loro vite si incrociano casualmente da bambini e si mescolano a quelle di diversi altri personaggi che, a più riprese, fanno la loro comparsa nella storia. Li seguiamo per tutta la loro esistenza attraverso l’alternanza di diversi punti di vista: un mosaico composito di linee narrative che si intrecciano e in cui alla fine ogni tassello trova la sua collocazione e dà un senso al tutto.
“Tutte le esistenze si sfioravano con tocchi leggeri come l’aria, lasciando impronte invisibili”
“Come tigri nella neve” è una storia di amicizie che durano tutta la vita, di amori complicati, di tradimenti, sacrifici, atti di patriottismo e sogni infranti. Una patina di tristezza e malinconia sembra ricoprire ogni cosa, ma questo non fa che rendere più credibile la storia e farci emozionare nel profondo. Perché la vita è fatta di momenti di felicità, spesso intensa, rubati alla fatica dell’esistenza.
Come “tigri nella neve”, che lottano per la loro sopravvivenza contro gli elementi e la cieca presunzione degli uomini, così i protagonisti affrontano le loro vite sempre in lotta contro qualcosa o qualcuno, facendo del loro meglio per andare avanti e provare a essere felici. E ci mostrano che vale sempre la pena resistere, non arrendendosi davanti alle sfide, perché quegli attimi di felicità valgono ogni sforzo compiuto.
Quando due anime si aggrappano come appese a un filo, avviene qualcosa di inspiegabile che si chiama “inyeon”. Alcune persone rimangono attaccate per sempre contro ogni probabilità, forse lo erano già da vite precedenti e lo saranno anche oltre la morte. Altre persone che si amano, diventeranno estranee in un attimo, se l’inyeon si è spezzato.
In questo romanzo tutto è inyeon.
L’intreccio è coinvolgente, non scontato, e soprattutto non viene appesantito dall’argomento politico che, al contrario, si presenta come uno dei punti di forza di questo romanzo. Juhea Kim riesce ad attirarci nelle vicende storiche di un paese lontano da noi e della cui storia poco sappiamo ma che, con la lettura di questo libro, possiamo imparare a conoscere meglio. E, visto il recente fenomeno del korean cool che ha invaso il nostro immaginario, risulta quanto mai attuale.
La lettura è affascinante perché conosciamo i protagonisti, all’inizio descritti singolarmente, li osserviamo crescere, maturare, evolversi, e andando avanti nel racconto, man mano che gli anni passano, ci si accorge che ognuno di loro è legato alla vita dell’altro e ne influenza il destino, nel bene e nel male.
E, quasi senza accorgersene, ci si ritrova dentro a un libro di storia, ripercorrendo da vicino tutto il periodo che va dal 1910 al 1945.
Continuando a leggere, verso l’epilogo, sembra che un improvviso silenzio si abbatta sulle parole…è quel silenzio che si avverte quando nevica.