C’è qualcosa che scatta dentro di noi quando, verso la fine della primavera, l’aria in città comincia a cambiare, a trasformarsi, ed a trasportare sensazioni e ricordi familiari. Non si tratta di qualcosa di facilmente descrivibile, piuttosto di un cambiamento impercettibile ma al tempo stesso inconsciamente riconosciuto. La temperatura sale di qualche grado, il profumo di una natura risvegliata, un sentore particolare trasmesso dal vento tiepido sulla nostra pelle di prima mattina.
Quel vento tiepido e profumo d’estate che sono gli stessi di quando ci dirigiamo verso l’imbocco di un sentiero durante una nostra escursione e ci prepariamo a partire.
Basta chiudere gli occhi, per trasportarci su di un sentiero di montagna pur rimanendo in città, da cui la vista si estende fino alle cime delle Dolomiti del Gruppo Catinaccio. La loro coperta di bianca neve che giorno dopo giorno si ritira in vista dell’estate, svelando ghiaioni e sentieri rocciosi, ci invita verso panorami scenografici ed emozionanti.
Così ci troviamo in auto, in un sabato mattina dell’ultimo weekend di maggio, una data apparentemente anonima, che segna però il risveglio delle nostre escursioni estive. La stagione dei rifugi è appena cominciata, e ci invita così a percorrere i primi sentieri ancora non così affollati come nel cuore dell’estate.
Scendiamo dall’auto e proviamo questa sensazione di freschezza estiva mista ad eccitazione, la stessa che raggiunge le città situate in basso nella conca dell’Adige in queste mattinate di fine maggio.
Il nostro punto di partenza è il Passo Costalunga, che, salendo da Bolzano, collega la Val d’Ega alla Val di Fassa. Indossiamo i nostri scarponi e prepariamo i bastoncini da trekking: un tiepido sole ed un’aria frizzante ci accolgono e generano un sorriso spontaneo sui nostri volti.
Il sentiero accompagna i nostri passi nel bosco, che si snodano in una graduale ma costante salita. La vista sul Latemar ci tiene compagnia per tutto questo primo tratto, proseguendo fino a sbucare oltre la quota degli alberi. Da qui la roccia delle pendici del gruppo del Catinaccio si pone al centro della scena, con le sue pareti verticali ed i ghiaioni, ai piedi dei quali si snoda un sentiero via via sempre più stretto, ma al tempo stesso più emozionante.
La chiara parete dolomitica della Roda di Vael incombe sopra al Rifugio Paolina, prima tappa di questo percorso ad anello. Da qui il sentiero continua con la sua leggera salita nel percorso di collegamento fino al Rifugio Roda di Vael, nel tratto più roccioso e scenografico dell’intero sentiero, dove da un lato compaiono la Marmolada e le Pale di San Martino, mentre dall’altro incombono su di noi i pinnacoli e le aguzze cime del paesaggio dolomitico del Catinaccio.
Il Rifugio Roda di Vael si raggiunge così nel centro del suo anfiteatro roccioso, tra la Cima Sforcella e le Pale Rabbiose del Catinaccio, con una vista panoramica che spazia su tanti altri gruppi dolomitici.
Da qui in avanti la neve blocca ancora i sentieri più arditi e le forcelle più alte, ma il tratto percorso oggi ci ha già regalato un emozionante anticipo dell’atmosfera dolomitica estiva, il cui richiamo diventa sempre più irresistibile.