Un ambiente dolomitico tra rocce e ghiaioni d’alta quota non facilmente accessibili, verso una croce di vetta che sfiora i 3.000 metri. Un sentiero che può spingere fino a mettersi alla prova, su tracce che sanno essere insidiose ed al tempo stesso gratificanti. Con quelle emozioni che in montagna solo certi attimi di stupore misto a timore riescono a trasmettere.
La partenza è fissata alle prime luci del mattino, per avere a disposizione i momenti più belli ed intensi della giornata. Le gambe cominciano a scaldarsi, nelle ore in cui le temperature fanno ancora fatica a scrollarsi di dosso il freddo notturno. Il sole è già sorto ma non ha ancora superato le creste per riversare tutto il suo calore sui sentieri.
Inizialmente percorriamo una comoda strada sterrata fino alla verde conca di Fuciade.
Già a questo punto l’incantevole conca non smette mai di stupirci, con la verde piana e le sue numerose piccole baite, tra cui si trova il Rifugio Fuciade (1.982 metri). Il tutto circondato da uno splendido anfiteatro roccioso, costituito dalle pareti dolomitiche delle propaggini del gruppo della Marmolada.
Il percorso abbandona velocemente i verdi prati per immergersi in una salita decisa che ci conduce ai piedi del Palon de Jigole e Torre Enrica, che svettano sopra di noi. Ci troviamo ora in una nuova piccola conca della Val Tascia, dove il verde si mescola questa volta al dominante grigio chiaro di roccia e sassi che ora ci aspettano.
Una ripida salita ci guida nel cuore di un aspro ghiaione dolomitico. Il sentiero è stretto, percorre decise curve a zig-zag, ma soprattutto è caratterizzato da un costante ed insidioso fondo ricoperto di pietrisco e ghiaino, il quale rende sempre ogni passo impegnativo. Con i piedi alla continua ricerca di terreno stabile, i nostri bastoncini da trekking ci garantiscono dei punti sicuri con una salda presa a terra.
La traccia del sentiero diventa insidiosa e con una pendenza notevole, prima dello strappo finale che porta al Passo delle Cirelle, a 2.682 metri di altitudine. Il panorama che si apre dopo aver valicato il passo ha un aspetto quasi lunare, con conche, dune e distese di ghiaia e rocce, sovrastate da imponenti cime dolomitiche, tra cui il Sasso Vernale e soprattutto la parete sud della Marmolada in fondo di fronte a noi.
Una forte componente storica caratterizza questa zona, segnata dai resti che la Grande Guerra ha lasciato su queste cime, con il fronte bellico che faceva da spartiacque salendo e scendendo le creste che ci circondano, ora così pacifiche e silenziose.
Dal Passo delle Cirelle comincia quello che è il tratto più emozionante ed impegnativo dell’intero tragitto, con vari sali-scendi su terreno sempre insidioso ma in una cornice rocciosa incredibile. Procediamo fino al Passo Ombrettola (2.855 m.), immersi in quelle che potrebbero sembrare le dune di un deserto di roccia.
La vetta di Cima Ombrettola, a 2.931 m., si raggiunge poi facilmente dall’omonimo passo, con una traccia evidente che si muove al di sopra della cresta, da cui le pareti rocciose si gettano a capofitto e vertiginosamente nella Val d’Ombreta.
La piccola croce di vetta è circondata dalle pareti dei vicini Sasso di Valfredda e Sasso Vernale, la Cima Uomo che svetta al di sopra del Passo delle Cirelle, i lontani Pelmo, Antelao, Sassolungo, Catinaccio, ma con la vista sempre catturata dalla parete in primo piano della Marmolada.
Il silenzio ci avvolge, solo alcuni camosci si aggirano nei pressi del passo sottostante. Restiamo così soli e circondati dal deserto di rocce e ghiaie, con l’emozione di restare seduti vicini alla vetta in un momento di piena contemplazione, nella pace che queste creste custodiscono ancora per noi.