Un’escursione invernale verso la porta delle Dolomiti altoatesine, in uno degli alpeggi più ampi e vasti d’Europa: l’Alpe di Siusi è un intreccio di numerosi sentieri per escursioni invernali tra baite, malghe e rifugi.
Ci troviamo in Alto Adige, tra la Val d’Isarco e la Val Gardena, in un vasto altopiano ricoperto di neve, che si raggiunge salendo da Siusi in auto (facendo attenzione all’accesso con orari regolamentati, oppure salendo comodamente in funivia). Uno dei sentieri più panoramici è quello che conduce al rifugio Molignon (2.054 m.): semplice ma estremamente promettente. La partenza del sentiero si trova presso la stazione a valle della seggiovia Spitzbühl, situata a breve distanza da Compaccio (il più grande centro abitato dell’altipiano, a 1.850 m.).
Iniziamo a camminare sul sentiero, che è costituito da una strada forestale di neve battuta che procede in moderata salita nel bosco vicino alla pista da sci. Il sole splende sopra di noi, dipingendo il cielo di un azzurro intenso ed inebriante.
Nei pressi dei primi spiazzi di neve a campo aperto, emerge tutta l’iconica figura dello Sciliar, con il Monte Pez (2.563 m.) e l’inconfondibile Punta Santner (2.424 m.). In questa zona l’itinerario non è particolarmente frequentato e si percepisce la tranquilla brezza invernale che caratterizza la giornata nonostante il sole pieno.
Lasciamo lo Sciliar alle nostre spalle per proseguire lungo il sentiero che ora si porta in prossimità delle piste da sci ben più frequentate. Il rifugio Spitzbühl ed il rifugio Laurin sono le prossime tappe, addentrandoci verso il cuore dell’Alpe di Siusi. Da qui in avanti ci proiettiamo costantemente verso il massiccio delle Dolomiti di Sassolungo e Sassopiatto, con il loro iconico profilo a segnare il confine dell’altopiano.
Il sentiero è complessivamente sempre agevole, anche su alcune deviazioni che si possono percorrere nella neve fresca. Per questo i bastoncini invernali PowBro ci accompagnano sia in salita che in discesa, con la loro lunga manopola in foam e la loro rotella in dotazione, che garantisce al bastoncino la tenuta necessaria per non sprofondare nella neve.
Nella seconda parte dell’itinerario, quando ci allontaniamo dalle piste da sci, le propaggini dei Denti di Terrarossa dominano la scena, segnando il confine tra la roccia dello Sciliar e quella del gruppo dolomitico del Catinaccio. Nei pressi di questo incredibile quadro dolomitico, prima di raggiungere il rifugio, troviamo una piccola baita di legno dove poter fermarci per un veloce pranzo al sacco.
Nella tranquillità della montagna invernale e dei suoi panorami, ricarichiamo il corpo ed anche la mente, con gli occhi chiusi ad assaporare il pallido sole invernale ed il silenzio che ci circonda.